Ti vidi arrivare da lontano, incrociavi la mia via. Non realizzai subito che strada fosse, poi da sveglio capii che era il nostro posto, o meglio, il posto dedicato a me per un breve tempo, dove mi portasti segretamente. Non so per quale motivo fossi lì, ricordo solo che era una giornata di sole caldo, l’erba brillava di un nuovo verde ed io godevo di questa passeggiata solitaria.
Procedevi alla mia destra, insieme ad alcune tue amiche, ma restavi un poco più indietro di loro. Io ti guardai di nascosto, per non attirare l’attenzione. Una parte di me voleva che tu non mi vedessi, per evitare qualsiasi ripercussione, l’altra invece smaniava dalla voglia di incrociare il tuo sguardo. Ti guardai, poi mi voltai dall’altro lato, poi ti riguardai, abbassai lo sguardo con finta indifferenza, infine ti guardai di nuovo. Incrociasti il mio sguardo.
«Ecco, ora addio autocontrollo» pensai.
Mi guardasti stupita, esitasti qualche attimo. Anche le tue amiche notarono il nostro incrocio, ma senza darne il significato che noi conoscevamo. Io, senza riuscire ad emettere un singolo fiato, mossi le labbra in un timido “ciao” che apparve più come un addio, sicuro che avresti continuato a camminare senza fermarti.
La mia sicurezza sbagliò, infatti ti fermasti, ed affrettasti il passo per raggiungermi, poco più in là, sopra uno spiazzo rialzato, dove i miei piedi si erano cementificati nell’attesa di vederti arrivare.
«Portami via, dove vuoi, andiamo nei posti che tanto racconti e scrivi!» Il tuo sorriso era luce pura.
«Leggi ancora le cazzate che scrivo?»
«Sì…»
Ti osservai. Avevi un vestito primaverile bianco, tutto bianco, ed al risveglio capii anche questo collegamento cromatico del mio subconscio. Ti toccai un ciuffo di capelli, erano di una tonalità rosso scuro, ed a boccoloni. Dicesti che volevi cambiare e lo avevi fatto. Stavi benissimo e te lo dissi, e tu, con il tuo modo posato e gentile che adoravo, ti limitasti ad un sussurrato “Grazie”.
Iniziasti a parlare senza freno, con i toni entusiasti che ricordavo ancora bene. Gesticolavi, raccontavi le tue giornate e le tue scoperte, ti agitavi e cercavi innervosita le parole adatte, balbettando talvolta per l’emozione. Eri lì, in piedi davanti a me, ed io, su una collinetta erbosa poco più in alto, mi accovacciai per posare i miei occhi all’altezza dei tuoi, ed ascoltandoti sorridendo, non riuscii più a staccarli dai tuoi.
La sveglia fu saggiamente indifferente, e prima che accadesse l’irreparabile, iniziò il suo puntuale lavoro.
Ciao Ivo,
sono capitata nel tuo blog per caso ed ho letto questo articolo, seppur un sogno è molto bello.. mi sono quasi persa mentre leggevo le tue parole e cercavo di immaginare. Buona continuazione per i tuoi pensieri e i tuoi racconti, scrivi molto bene e sarà un piacere seguirti!
Ciao Iris,
ti ringrazio, sei molto gentile. Onorato di averti fatto perdere per qualche minuto. Che sia di stimolo per scrivere ancora quindi e riuscire a catturare ancora la tua attenzione!
Buona continuazione a te!
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Oui, mademoiselle?